Codici linguistici smarriti: Benedetto Antelami a Parma. Decifrare e capire i segni gestuali del Medioevo

 
di Federica Maria Itria Scano


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Talora accade che, osservando un’opera del passato, dimentichiamo di opporre resistenza all’istinto di interpretarla secondo i nostri usi e consuetudini.

Scivoliamo così in equivoci interpretativi dettati dalla nostra cultura, o, persino, dalla moda del nostro tempo.

È il caso di quel gesto medievale riportato in una scultura del Battistero di Parma, progettato dall’architetto e scultore Benedetto Antelami a partire dal 1196.

La scultura in esame è il Mese di Gennaio e appartiene ad un tema molto frequentato dagli artisti durante il Medioevo: il ciclo di Mesi e Stagioni.

Mentre il cantiere del Battistero era ancora in lavorazione, venne meno la presenza dell’Antelami e chi lo portò a compimento non seppe o non volle ultimare il ciclo e disporlo secondo il progetto originario. 

L’opera appartiene così ad un’incompiuta che ci priva della sua lettura precisa nel contesto d’insieme.

Due sono le caratteristiche salienti della scultura del Mese di Gennaio; la prima, fedele alla tradizione classica, lo mostra come Giano Bifronte, colui che, sulla soglia del tempo, guarda al passato e al futuro. L’allestimento presente nel Battistero consente, tramite uno specchio, di vedere ambedue i volti.

La seconda è di più difficile lettura e consiste nella posa in sé del personaggio, da cui si percepisce una singolare naturalezza per l’epoca.

Gennaio è seduto con le ginocchia leggermente divaricate, i piedi pure aperti ad angolo, le spalle rilassate e le mani sul davanti nel gesto di rimboccarsi la tunica.

Ma cosa sta facendo?

Per rispondere a questa domanda possiamo riferirci ad altri esempi di generi, o tipi di produzione figurativa medievale che sono stati considerati a torto minori, come la miniatura.

Due secoli dopo i Mesi di Antelami, i fratelli Jean e Paul de Limbourg realizzano per il duca di Berry la pagina di un codice miniato che rappresenta, anche esso, il tema dei mesi.

Il mese preso qui in esame è Febbraio, in un delicato paesaggio innevato che rappresenta i lavori nelle campagne e negli ovili.

L’opera dei fratelli Limbourg, oggi al museo Condé di Chantilly, raffigura anche essa un curioso particolare: osservando la posa della donna in primo piano, notiamo che anche lei sta, esattamente con le ginocchia e i piedi nella posizione del Gennaio di Benedetto Antelami, rimboccandosi la tunica.

Si sta scaldando.

Proprio come la scultura del Battistero di Parma si scalda davanti ad un fuoco che non possiamo vedere ma che i contemporanei, sicuramente, percepivano chiaramente.


Il Mese di Gennaio, Benedetto Antelami e maestranze, 1196 ca, Battistero di Parma
Il Mese di Febbraio (particolare) da Lei très riches heures du duc de Berry, 1416, Chantilly, M. Condé



Ad una prima lettura sarebbe stato facile interpretare tale posa come un gesto dal significato sconcio o volgare, e questo, secondo la lezione di Federico Zeri, è dato anche dal fatto che ci siamo disabituati a leggere correttamente il sesso nelle opere d’arte.

I Mesi di Gennaio e di Febbraio ci illustrano come nel tempo -non solo quando si tratta di secoli ma anche quando intercorrono pochi decenni- cambi il modo di vestirsi e di rifocillarsi e cambi cioè il mondo di cose a cui riferirsi.

Leggere con la nostra cultura i segni linguistico-figurativi del passato può dar luogo ad interpretazioni viziate e, di conseguenza, equivoche. 

Commenti

  1. Splendido articolo, pieno di spunti di riflessione. Noi non ci pensiamo più forse ma il riscaldarsi è proprio il gesto più naturale dell'inverno e accomuna tutte le specie. Sono inoltre assolutamente d'accordo sul fatto che i contemporanei percepissero chiaramente il fuoco davanti al Gennaio di Antelami.

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